Ti prego, scrivi chiaro chiaro chiaro …

 

   “Ti prego, scrivi chiaro chiaro chiaro chiaro chiaro chiaro … 1  manoscritto semeriano

                                                                                                    P. Agostino Gemelli                                                                                                                                                      

Chi si avvicina al Padre Barnabita non può fare a meno di confrontarsi con quella sua grafia tutta particolare: minuscola, fatta di segni composti ma slegati, talora appena accennati.

Leggere un suo appunto, una sua lettera era, per gli amici, i conoscenti – così com’è ora per gli studiosi che affrontano i manoscritti inediti – un’esperienza unica, a dir poco frustrante. 

Il P. Gemelli, che con il barnabita aveva una corrispondenza assidua, nel 1917, gli raccomandava, per l’ennesima volta, “Ti prego, scrivi chiaro chiaro chiaro chiaro chiaro chiaro …1.

Tornando indietro di qualche decennio, ricordo le parole rivoltemi, quando ancora ero giovane studente, dal  P. Virginio M. Colciago – responsabile dell’Archivio dei Barnabiti e profondo studioso del Semeria – “Vuole un manoscritto del Semeria oratore?  Tenga presente, però, che ha una calligrafia impossibile …. un insieme di assurdi geroglifici”2.  E, intanto, con una espressione simpatica del volto, mi indirizzava verso “Chiesa e Democrazia”3 di cui aveva, fortunatamente per me, anche una versione a stampa costatagli non poche fatiche. Con tutto il suo bagaglio di pazienza e di esperienza!

Fu allora che capii la profonda riconoscenza espressa negli anni dagli studiosi, dallo stesso barnabita, per Ida Nori che “con mirabile, eroica, costante pazienza e dedizione, decifrava i manoscritti e li trascriveva in pagine di nitida scrittura, che da Genova mandava alla stampa”4. Senza di lei molti dei testi semeriani, specie quelli mai pubblicati, sarebbero, ancora, per i più, nient’altro che assurdi geroglifici.

In una lettera al Semeria, l’avvocato Paolo Toffanin aveva, del resto, risposto “Caro e grande amico, leggo o meglio tento di leggere la Sua lettera. Sono andato perfino dalla dolce contessa Papafava onde decifrare con Lei gli oscuri caratteri. Si metta in mente una volta per sempre che non è possibile capire la Sua calligrafia. O detti o faccia scrivere”5; mentre il poeta Angelo Barile scriverà, più tardi: “Devo confessare che a rileggerle adesso su quelle vecchie veline e a trascriverne i testi a distanza di più che mezzo secolo, è stata una vera e penosa fatica…… La scrittura di Padre Semeria, chi non l’ha vista non può immaginarla. (E’) indecifrabile: un autentico puzzle, una serie d’ideogrammi cinesi.”6

Pensare che da giovane, dopo aver preso la licenza liceale, con la sua “scrittura chiara”, aveva, perfino aiutato il P. Ghignoni, a ricopiare, sotto dettatura, la propria tesi di laurea su Prudenzio.7 

  - G. Semeria "La Chiesa e la Democrazia", Manoscritto della Conferenza (1896)
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 manoscritto semeriano

 

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1. P. Agostino Gemelli in G. Semeria “Saggi… clandestini”, Ediz. domenicane, 1967, vol. II, pag. 502.  Per un approfondimento sul tema, vedi anche: G. Mesolella “P. Giovanni Semeria. L’intelligenza oratoria ai raggi X della scrittura” in “Studi Minozziani”, Potenza, n. 4 (2000), pagg. 28-54
2. Anche Alfred Loisy, in una sua lettera dell’1.12.1912, aveva avvicinato la grafia del Semeria a quella “démotique de l’ancien Égypte” (M. Guasco “Alfred Loisy in Italia”, Giappichelli, Torino 1975, pag. 274).
3. E’ il manoscritto relativo all’ultima conferenza tenuta dal Semeria nell’’Avvento del 1896. Per il testo a stampa vedi: P. Semeria B. “La Chiesa e la Democrazia” in “La Chiesa” 2° Quaderno del Centenario della nascita di Padre Semeria, Roma 1967, pagg. 95-106.
4. C. Argenta “Prefazione” a P. Semeria “Saggi … Clandestini (Storici – Filosofici)”, op. cit., pag. X.
5. Lettera inedita di Paolo Toffanin, Padova, del 24 luglio 1919, a Giovanni Semeria, in ASBR, Lettere Semeria, cartellina H1-2, cit in:  F. M. Lovison “Il Cappellano Militare Giovanni Semeria: le «Armonie Cristiane» di un uomo di Chiesa” in ”Barnabiti Studi” n. 24 (2007), pagg. 140.
6. A. Barile “lettere inedite a Padre Semeria” in “L’Osservatore politico e letterario”, Ottobre 1966, pag. 69. Don Mesini, scrivendogli, il 19 settembre 1920, da Ravenna, confessa candidamente “Carissimo Padre, la sua lettera … io e don Nediani (che si trova qui) non siamo riusciti a decrifrarla … Può scrivermene un’altra e … con migliore calligrafia?” (ASBR,”Carte Semeria”, Cartella rossa, D 1-16, D 11, Cit. da F. Lovison “Giovanni Semeria: dalle “Soirées Italiques” belghe al patriottismo di Dante. Sottolineature europee” in “I Barnabiti nel Risorgimento”, Atti del Convegno, Roma 14-15 gennaio 2011, ”Barnabiti Studi” n. 28 (2011), pag. 206).  Con gli anni, poi, “il bisogno di far presto nello scrivere gli faceva abbreviare molte parole, che venivano giù serrate e fitte, ma quasi con una uniformità disperante”. Stando alla testimonianza di un suo confratello, P. Domenico Bassi, “la penna sulla carta non descriveva più lettere, ma geroglifici intellegibili solo agli iniziati” (P. D. Bassi “La mente e il cuore del P. Giovanni Semeria” in P. G. Semeria “La morale e le morali”, Le Monnier, Firenze 1937, pag. XVII).  

7. G. Semeria “I miei ricordi oratori”, Amatrix, Roma-Milano, 1927, pag. 5,105-106. Una conferma ci è data dal P. Virginilo Colciago che, nel suo saggio su “L’Accademia Geronimiana del Padre Ungarelli” (in  “Barnabiti Studi”, Roma, n. 1 (1984), pag. 177), riferendosi al fascicolo “Giovanni Semeria “a secretis”: Le settimane di Daniele”, ha confermato come “le 12 pagine per le quali si stende questa lunga dissertazione latina”, stilata dal Semeria studente, abbiano una “inconfondibile scrittura, quasi stampatello … (oh quanto diversa da quella quasi illeggibile di 15 anni più tardi!)”.

 

Su questo tema vedi anche:

– G. Semeria “Virgilio poeta cristiano”, manoscritto autografo, 19 novembre 1930, del testo pubblicato sulla “Rivista dei Giovani” [postilla autografa presente sul retro dell’ultimo foglio] in Archivio Storico Barnabiti Roma [ASBR], Fondo Semeria, Carte diverse;
– A. Gatti “Il Padre Semeria” in “Pègaso”, Vol. 3, ed. 1-6, 1931, pagg. 479-483;  
– F. Sala “Padre Semeria Barnabita”, L.I.C.E., Torino 1941, pagg. 155-156, 219, 287; 
– G. Levi della Vida “Fantasmi ritrovati, Neri Pozza, Venezia 1966, pag. 99;
– Don Zeno (R. Atzeni) “Parliamo tanto di … Padre Semeria” in”Evangelizare”,  a. VI (1967), n. 1 (gennaio), pagg. 7-8;
– E. Patuelli “Nel Centenario della nascita di Padre Giovanni Semeria [Coldirodi 1867] Veglia a Coldirodi” in “Evangelizare”,  a. VI (1967), n. 2 (febbraio), pag. 44;
– T. Pasquali “Da vicino in “Evangelizare”, Numero Speciale,  a. VI (1967), n. 8 (agosto), pag. 62; 
– Can. L. Gay “Ricordo personale di Padre Semeria” in “Evangelizare”, a. VI (1967), n. 9 (settembre), pag. 237;
– E. Patuelli “Ricordo di Padre Semeria” in “Evangelizare”,  a. XV (1976), n. 3 (marzo), pag. 12;
– E. Patuelli “Don Tito e P. Semeria” in”Evangelizare”,  a. XV (1976), n. 4 (aprile), pag. 10;
– T. Molinaro “Corrispondenza tra il P. Semeria e il P. Minozzi” in “Evangelizare”,  a. XX (1981),  n. 11 (novembre), pag.14;
– V. Colciago “L’Accademia Geronimiana del Padre Ungarelli”  in “Barnabiti Studi”, Roma, n. 1 (1984), pagg. 158, 169, 176-177;
– S. Gorla “Semeria e la sua immagine” in  ”A 75 anni  anni dalla morte del Servo di Dio P. Giovanni Semeria. Una coscienza insoddisfatta”, Roma, 15 marzo 2007, pag. 393;
– A. Gentili e A. Zambarbieri “Introduzione” a: G. Semeria “Anni Terribili. Memorie inedite di un “modernista” ortodosso (1903-1913)”, San Paolo, Cinisello Balsamo 2008, pag. 5;
– “Intervista al Postulatore Padre Regazzoni” in “Evangelizare”, a. XXI, n. 3 (marzo 2014), pagg. 18-19;
– F.M. Lovison “Semeria “senza parole” da Il mio diario di guerra all’amico Boine” in “Barnabiti Studi”, Roma, n. 34 (2017), pag. 84.

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