La teologia della vita per il clero

Semeria adolescente

Al clero, e agli spiriti liberi che – come il giovane Minozzi – sentivano “doveroso approfondire la conoscenza dei pensatori moderni” per scoprire in essi quella favilla di vero che vi splende16 raccomandava, quindi, lo studio perché potessero essere gli artefici di un risveglio, autentico, del pensiero cristiano senza, per questo, nulla togliere alle reali, profonde, necessità della dottrina17.

Era consapevole, infatti, che un livello di preparazione inadeguato del clero – peraltro costantemente denunciate tanto da parte cattolica quanto da parte laica18, – poteva portare ad una sostanziale sfiducia nella Chiesa19 e alla crisi dell’ attivìtà pastorale20, oltre che ad una cristallizzazione del movimento sociale ed intellettuale dei cattolici che, poco alla volta, avrebbe finito per perdere tutte le sue migliori energie21.

Usciamo dal tempio, dalle sacrestie, gettiamoci in mezzo al popolo …

“Parroci, sacerdoti e laici cattolici – avrebbe detto con l’amico Bonomelli – usciamo dal tempio, dalle sacrestie, gettiamoci in mezzo al popolo, ricordiamogli i suoi doveri, ma non passiamo sotto silenzio i suoi diritti”22.

Le sue idee trovarono, subito, disponibilità e favore da parte del giovane clero23 e “verso il 1906 in parecchi seminari dell’Italia centrale era tutt’altro che infrequente d’offrire in regalo, per l’ordinazione, opere …di Semeria”

Anche la Curia dovette prendere atto della serietà del fenomeno sulla scia delle molteplici informazioni, più o meno segrete – e, talora, più o meno attendibili – che i vari legati inviavano dalla provincia.

Il passionista Pietro Paolo dell’Immacolata – per citare un esempio – nella sua relazione sulla visita apostolica che aveva compiuto, dal 20 maggio al 20 luglio del 1906, nella diocesi di Perugia, scrisse, non senza una punta di scandalo, che le abitudini dei seminaristi stavano cambiando. “Non più letture di santi in refettorio, bensì ben spesso le opere del Semeria24 …. Gli ormai celebri sacerdoti Semeria, Genocchi … non solo non sono estranei all’indirizzo presente del seminario ma anzi ne sono gli ispiratori e i direttori: in modo speciale i primi due: Semeria e Genocchi. Questi – arrivò a dire – effettivamente regolano presentemente il seminario sia nell’educazone intellettuale sia in quella morale.”25

San Tommaso non basta ripeterlo, occorre imitarlo …

Il suo motto era “San Tommaso non basta ripeterlo, occorre imitarlo, la sua dottrina non deve essere limite ma lievito, non punto a cui si debba indietreggiare, ma da cui si debba, movendo, progredire”26.

A coloro che consideravano la Chiesa “plebs adunata sacerdoti” chiedeva un esame di coscienza, un atto di responsabilità, perché solo offrendo alla plebs un clero consapevole si sarebbero potuti meglio valorizzare i singoli talenti, si sarebbero potute rispettare, veramente, le singole dignità; “in questa “Plebs Christiana” – avrebbe, infatti, ripetuto con l’amico  Bonomelli – non vi è un solo che possa celebrare la Messa, assolvere, ecc., ma vi sono molti più istruiti in religione di molti preti e anche di Vescovi. Perché non valersi anche di loro? Perché non udirli? Perché dir loro “Voi tacete e ubbidite?”27

———–

16. P. Giovanni Minozzi “ Ricordando “ Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, Roma- Milano 1984, pag. 103.
17. Con la costituzione dogmatica “Lumen Gentium”(33.b), il 21 novembre 1964, anche il Concilio confermerà che “La partecipazione dei laici è partecipazione alla stessa salvifica missione della Chiesa – per un apostolato a cui – sono tutti destinati dal Signore stesso”.
18. Oltre alle lettere del Murri al Semeria (“la Cultura del Clero” in Battaglie d’oggi” Società Italiana Cattolica di Cultura, Roma 1906, vol. II) e all’articolo del Minocchi che suscitò non poco scandalo (“Gli studi religiosi in Italia” in “Studi Religiosi” a. I (1901) n.1 , ripreso dalla “Civiltà Cattolica” il 16 febbraio 1902) vedi anche: G. Prezzolini “Il cattolicesimo rosso “ Ricciardi, Napoli 1908, pagg 3-85; P. Scoppola “Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia”, op. cit., pagg. 20,37,39,40,81,95,221,222; M. Guasco “Romolo Murri e il modernismo” Cinque Lune, Roma 1968, pagg. 13,16,51,148; R. Aubert “Aspect divers du néothomisme sous le pontificat de Leon XIII” in “Aspetti della cultura cattolica nell’età di Leone XIII” (a cura di A. Rossini) Cinque Lune, Roma 1961, pagg. 133-227; A. Capacelatro “La cultura del clero nel nostro secolo, particolarmente in Italia” in “La Campania Sacra” a. XXVI (1907) fasc. 11 e 12, nov.-dic., pag. 337; S. Riviere “Le Modernisme dans l’Eglise. Etudes d’Historie religiouse contemporaine” Letouzey et Anè, Paris 1929, pag. 89; E. Poulat “Panorama internazionale della crisi modernista “ in “Storia Contemporanea” a. II (1971) n.. 4, 3 dicembre, pagg. 681-682; F. Traniello “Cultura ecclesiastica e cultura cattolica” in AA. VV. “Chiesa e religiosità in Italia dopo l’Unità (1861-1878)” Vita e Pensiero, Milano 1973, vol. II, pagg. 3-28; N. Raponi “Dalla crisi della cultura cattolico-liberale all’intransigentismo” in AA. VV. “Chiesa e religiosità…” op. cit., pagg. 53-61; P. Giovanni Minozzi “Ricordando” op. cit., pag. 49-51, 99-103
19. Il Concilio cercherà di porre rimedio a questa condizione di disagio invitando “i teologi, nel rispetto dei metodi e delle esigenze proprie della scienza teologica, a ricercare modi sempre più adatti di comunicare la dottrina cristiana agli uomini della loro epoca, perché altro è il deposito o le verità della fede, altro è il modo in cui vengono enunziate.(“Gaudium et Spes” 62.b)
20. Per una più ampia bibliografia relativa alla debole cultura religiosa italiana – peraltro non del tutto condivisa da C. Bellò (C. Bellò “modernismo italiano” Ares, Milano 1967, pagg 6-9, 21, 85) – e alle negative influenze che questa ha avuto sull’attività culturale e sociale della Chiesa a cavallo dei due secoli vedi anche: Mons. A. Iodice “La crisi modernista e il Cardinale Capacelatro” in AA. VV. “Alfonso Capacelatro Arcivescovo di Capua nella storia e nella chiesa” Società di Storia Patria di Terra di Lavoro 1985, pag. 135, e G. Martina “La situazione degli istituti religiosi in Italia intorno al 1870” in “Chiesa e religiosità in Italia dopo l’Unità” op. cit., pag. 266.
21. Sulla condizione dei seminari, sulla formazione del clero e sulle influenze che questo ebbe sulla cultura del tempo, oltre al già citato testo del Minozzi “Ricordando” (pagg. 49, 51,74,83,84) vedi anche la testimonianza di G. Bernanos “Diario di un curato di campagna” Mondadori, Milano 1988, pagg. 5, 58,153,230; F. Simone “L’Opera letteraria di Francesco De Felice” Tip. Società San Paolo, Roma 1962, pagg. 18-20; ed il giudizio di Mons. Bonomelli in E. Vercesi “L’Eloquenza sacra in Italia” in: AA. VV. “L’Eloquenza “ Milano 1931, pagg. 107-108.
22. Cit. da E. Vercesi “L’Eloquenza dal sec. XVII ai giorni nostri”Libro I “L’Eloquenza sacra in Italia” Vallardi, Milano 1931, pag. 107. Il Concilio darà risposta a questa esigenza, profonda, di identità sociale del clero, specie di quello religioso, assicurando che “gli istituti si sforzeranno di procurare ali loro membri un’appropriata conoscenza sia delle condizioni dei tempi e degli uomini, sia dei bisogni della chiesa, in modo che essi, sapendo rettamente giudicare le circostanze attuali di questo mondo siano in grado di giovare agli altri più efficacemente” ((Decreto “Perfectae Caritatis” del 28 ottobre 1965, 3d)“.
23. Don Francesco Fuschini ricorda – ad esempio – di aver letto libri del Semeria tra i banchi di scuola e di dovere proprio ad una recensione, “segreta”, di un libretto del Padre – fatta per ”Il Frontespizio” di Bargellini, quand’era seminarista – la sua carriera di scrittore e giornalista. (F. Fuschini ”Mea culpa” Rusconi, Milano 1981, pag.20)
24. M. Guasco “Fermenti nei seminari del primo ‘900” Bologna 1971, pagg. 178-179 cit da R Haubert “La crisi in Italia” in AA. VV. “La Chiesa negli stati moderni e i movimenti sociali (1878 – 1914)” Jaca Book, Milano 1988, vol. X, pag. 549. Giulio Gambacorta, in una sua lettera del 4 marzo 1906, a Romolo Murri, scrive “Mi mandi tre copie del volume “pei sentieri fioriti dell’arte) … per domenica prossima perché devo regalarli a tre sacerdoti novelli” (L. Bedeschi “Il Murrismo come rinnovamento culturale e religioso” in “Centro Studi per la Storia del Modernismo” “Fonti e Documenti” vol. 18-19, Istituto di Storia dell’Università di Urbino, 1989-90, pag. 55.
25. La relazione è pubblicata in: L. Bedeschi ”Lineamenti dell’antimodernismo”, Parma 1970, pagg. 131-273; il testo citato è alle pagine 244-245. Comunque, il passionista, non si limita solo a prendere atto di questa ansia di rinnovamento ma, esprimendo dei giudizi severi sul facile entusiasmo di seminaristi e superiori per le nuove idee – secondo l’Arcivescovo di Perugia, Mons. Mattei Gentili (che nella primavera del 1907 scrive al card. Vannutelli, prefetto della Commissione cardinalizia per l’esame delle visite apostoliche in Italia) – in molti punti della sua relazione, – riporterebbe anche dei fatti che “sono assolutamente falsi” – a partire da quando accusa i superiori di aver esposto dei ritratti del Semeria e del Murri nei locali del seminario – per “mostrare lo spirito non solo modernista, ma addirittura ereticale del Seminario.” (E. Ciocca “Sei documenti segreti sulla polemica modernista” in “Centro Studi per la Storia del Modernismo” “Fonti e Documenti” vol. 20-21, Istituto di Storia dell’Università di Urbino, 1991-92, pagg. 234-235.
26. P. Giovanni Semeria “Le vie della fede”, Pustet, Roma 1903, pag, 23.
27. C. Marcora “carteggio tra il Card. Rampolla e Mons. Bonomelli (1907-1913)” op. cit., pag. 232.

 

  (torna a pagina 2)                                                                                         (vai a pagina 4) 

 

Immagini collegate: